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sabato 6 novembre 2010

Prefazione alla ricetta 3° parte

Se la Costituzione garantisce il diritto ai cittadini di associarsi liberamente in partiti per concorrere democraticamente a determinare la politica del Paese, non integra però questa facoltà come condizione sine qua non del fare politica. Se il fare politica significa attuare quei comportamenti umani che generano il governo di uno Stato, significa anche che il fare leggi diventa l'espressione del fare politica, pertanto il mezzo con cui si fa politica. Luogo eletto per fare le leggi è il Parlamento che con le due sue Camere (Camera dei Deputati e Senato), diventa il luogo dove la manifestazione della politica dovrebbe essere naturalmente esercitata.
Gli Art. 56 e 57 della Costituzione dispongono i criteri mediante i quali vengono elette Camera e Senato, disponendo che "La Camera è eletta a suffragio universale..." e "Il Senato su base regionale..." non facendo menzione alcuna sul fatto che i deputati e senatori futuri debbano necessariamente essere scelti nelle liste di partito. Cosa significa questo: se al posto della selezione che i partiti operano in uno piuttosto che nell'altro collegio e si lasciasse che le persone senza un'indicazione di parte politica si candidassero in quello o quell'altro collegio, si potrebbe realmente collegare all'eletto la sua responsabilità politica di quello che andrà a fare. Attraverso periodici incontri nel collegio, l'eletto dovrebbe di fatto rendere conto ai cittadini di quello che sta facendo per il collegio che lo ha nominato, ed essere efettivamente l'espressione della volontà dei cittadini, che potranno poi decidere se riconfermargli la fiducia o toglierla alla prossima tornata elettorale.
Fare leggi al di fuori delle indicazioni di partito porterebbe ad ua produzione di riforme decisamente più performante. Il nostro sistema, sin dalla Prima Repubblica, è sempre stato improntato su di una maggioranza e di una opposizione che in ogi caso sono sempre in contrasto su ogni legge che si rende necessaria. E qui mi chiedo, se una legge di riforma della giustizia o del conflitto di interessi si rende palesemente necessaria perchè sono i cittadini che la vogliono, tutti all'unanimità dovrebbero mettersi di impegno per confezionarla nei tempi più brevi, e tutti dovrebbero logicamente ritenere di dover votare senza e solo le indicazioni dei partiti, ma secondo libero arbitrio sulla base di quella che è la volontà dei rappresentati del prorpio collegio. Depenalizzare il falso in bilancio, dovrebbe essere contrario al criterio logico del cittadino onesto e pertanto non essere una necessità. Chi ha votato questa legge, ha davvero votato secondo la volontà dei propri elettori???

1 commento:

  1. in Italia si votano solo leggi che fanno fare soldi ai pochi della casta!!

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