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lunedì 14 febbraio 2011

Politica - Nel falso senso della parola

Il termine politica, dal greco, individua l'arte di amministrare la "polis", ossia la città, intesa come l'aggregazione di individui in una comunità di rapporti tra di loro connessi. E' chiaro che l'arte di amministrare è prerogativa del cittadino, nel bene e nell'interesse di altri cittadini, i quali con il loro assenso, attribuiscono quel potere del governare.
Sebbene questo processo di atti e comportamenti viene definito simbolicamente arte, nulla avrebbe a che vedere con quella attività di manifestazione della creatività che è propria di un artista, sia esso pittore, musicista, scultore o quanto altro. Ma se ci soffermiamo sul fatto che spesso un'attività creativa si esplica per la necessità di trasmettere sentimenti, emozioni, stati d'animo, ci accorgiamo che anche la politica potrebbe latamente rientrare in quelle che comunemente chiamiamo arti.
Amministrare risorse, regolare i comportamenti dei singoli nel bene comune, intraprendere attività volte a migliorare le condizioni di ciascun singolo della comunità, e altre ancora, dovrebbero essere il frutto della manifestazione del sentimento supremo del bene comune, e pertanto innalzare colui che svolge queste pratiche all'artista della collettività, ad un essere cioè, che è in grado di trasmettere le emozioni al resto della collettività.
In un simile contesto, colui che svolge l'arte di governare, dovrebbere essere osannato e idolatrato dalla gente, quasi come un Dio.
Ma nella pratica quotidiana l'arte di governare è diventata la forma più semplice per migliorare la posizione personale e privata di colui che la pratica, arrivando spesso alla menzogna pur di mantenere lo status acquisito.
Purtroppo, sulla menzogna si costruisce il consenso, e questo genera necessariamente la disfunzione che oggi viviamo quotidianamente.
E allora che fare per rientrare nei canoni della politica intesa come arte di governare?
Noi abbiamo la risposta... e cerchiamo di esprimerla con delle attività semplici, come quella di scrivere su questo blog chiedendo a questa casta di ipocriti di andarsene per ridare il giusto spazio ai cittadini, senza un partito, un colore o necessariamente una bandiera da dover sventolare a tutti i costi.

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